Organo W. Hermans 1678
Chiesa di S. Maria Maggiore di Collescipoli
Ubicazione: in tribuna in cornu Epistolæ e contenuto in cella organari scavata nel muro dal quale aggetta la cassa.
Cassa e prospetto: la cassa è di legno con pittura a finto marmo. La tribuna, sorretta da putrelle di legno intagliate, ha un parapetto di legno dove campeggiano quattro pannelli raffiguranti paesaggi dipinti a olio e spartiti da intagli dorati. Pure la ringhiera che nasconde l'organista è tutta intagliata e dorata. La facciata, di stagno, è divisa in tre campate (9/7/9) a profilo piatto, con bocche delle canne allineate e labbro superiore a mitria.
Tastiera a finestra di 47 tasti (Do1-Do5) con la prima ottava scavezza e 2 tasti accessori agli estremi; tasti diatonici di bosso, cromatici ed accessori d'ebano. Divisione Bassi/Soprani: Mi3/Fa3.
Pedaliera a leggìo di 9 tasti (Do1/Do2), sempre unita alla tastiera.
Somiere maestro a tiro di noce con 47 canali diviso in due sezioni; la segreta di ogni sezione è chiusa da due portelle. Altri 2 somieri posti ai lati del somiere maestro alimentano Contrabassi 16, Tamburo e Usignoli.
Meccanica del tipo sospeso.
Registri azionati da manette a scorrimento orizzontale poste in unica colonna a destra della tastiera. I nomi dei registri sono scritti a mano su cartellini nuovi;
- Flautino Bassi (1')
- Flauto XII
- Cornetto (Soprani)
- Tromba Soprani
- Tromba Bassi
- XXVI-XXIX-XXXIII
- Vigesima II
- Decima IX
- Decima V
- Ottava
- Principale (8')
Accessori: Tamburo, Tremolo, Usignoli. Il Cornetto è a 3/4 file. La XXXIII è soltanto nei Soprani.
Lo schema dei ritornelli è ordinato secondo lo schema seguente:
C | c | c1 | f1 | c2 | f2 | |
XV: | 2' | 4' | ||||
XIX: | 11/3' | 22/3' | ||||
XXII: | 1' | 2' | ||||
XXVI: | 22/3' | 11/3' | 22/3' | |||
XXIX: | 1/2' | 1' | 2' | |||
XXXIII: | 11/3' | 2' |
Manticeria: i mantici originali erano collocati nella stanza dietro l'organo ma sono scomparsi in epoca imprecisata; sono stati ricostruiti 3 mantici a libro secondo le misure dei mantici di Pistoia e di Orvieto e collocati in un vano sopra la camera dell'organo dove è anche collocato l'elettroventilatore.
Pressione del vento, Corista, Temperamento: la pressione del vento è stata stabilita, analizzando i vari elementi costituenti l'intonazione, in 60 mm di colonna d'acqua. Il corista è di 440Hz a 28° C. Il temperamento è inequabile.
(questa scheda è stata redatta con i dati della scheda di Massimo Nigi e Riccardo Lorenzini)
Dank U voor het prachtige orgel!
di Wijnand Van de Pol
Il restauro dell’organo storico costruito dal fiammingo Willelm Hermans nel 1678 per la Chiesa di S. Maria Maggiore di Collescipoli è stato un avvenimento di estrema importanza che si inserisce in un più vasto e coordinato progetto di tutela, conservazione e recupero delle opere d’arte dell’Umbria. Senza alcun dubbio possiamo annoverare tra i più importanti organi antichi d’Italia lo strumento della Collegiata di questo straordinario organaro. Hermans, nato a Thorn (oggi cittadina di frontiera fra l’Olanda e Belgio) il 6 marzo 1601, entrato come fratello laico nella Compagnia di Gesù professando i voti nel 1641, si trasferì in Italia nel 1648 circa, avendo già costruito strumenti in Chiese Gesuite in Olanda, Belgio, Germania e Francia.Dopo il successo della costruzione del suo primo strumento per il Duomo di Como nel 1649/50, la sua attività si estese in tutto il paese presso chiese e collegi dei Gesuiti. L’organo di Collescipoli è uno dei suoi ultimi lavori: infatti, Hermans morì a Roma il 14 febbraio 1683. Si può tentare di stimare in numero di 90 gli strumenti costruiti dal fiammingo: infatti, nel 1672 costruì a Palermo nella Casa professa dei Gesuiti il suo N° d’Opera 73. Degli organi costruiti da Hermans in Italia, oggi non ne rimangono che due: uno nella chiesa dello Spirito Santo a Pistoia e l’altro appunto in S. Maria a Collescipoli. Degli altri strumenti sono rimaste soltanto alcune casse, dei registri o solamente delle canne. Fino ad alcuni anni fa, un altro strumento di Hermans si trovava nella chiesa dei XII Apostoli o Seminario vecchio ad Orvieto; esso fu smontato dal sottoscritto in tutte le sue parti per tutelarlo dall’acqua piovana.
Purtroppo, quando hanno avuto inizio i lavori di restauro della chiesa, i resti del povero organo sono spariti nel nulla. Nell’archivio della Collegiata di Collescipoli è conservata una piccola e divertente cronaca, che descrive le circostanze ed i fatti della costruzione dell’organo. L’organaro, chiamato a Terni per costruire uno strumento per la chiesa di S. Lucia, si è dimostrato umile e generoso rinunciando all’ultima parte del suo "onorario" per dispetto delli ternani che l’havevano burlato, facendolo venire per far organo novo e poi bisognò lavorare un organo vecchio in S. Lucia. Hermans costruì lo strumento nel 1678 secondo la convenzione, stipulata l’anno precedente, che prevedeva sette registri. Si appoggiò alla bottega dell’organaro romano Giuseppe Testa che morì il 28 settembre 1677 dopo aver fatto soltanto alcune parti dello strumento. Hermans proseguì il lavoro da solo e pare essere stato aiutato dal giovane Nicolò Perfetti di Orvieto. Di particolare bellezza sono la cantoria, cassa e prospetto dello strumento lavorate da falegnami locali (Lulli, Ricci e Giuseppe di Terni): sulla balaustra della cantoria figurano quattro pannelli con paesaggi a olio acquistati per otto scudi in una bottega romana; altri ornamenti vennero eseguiti dall’intagliatore Zuccarini di Terni (1682 e ‘87) e dall’indoratore Lelio (1686-87).
La decorazione della facciata è a racemi, coronata con panneggi sostenuti da angeli reggi-cortina. Dopo il lungo e paziente lavoro di restauro in tutti i più piccoli dettagli effettuato da Riccardo Lorenzini lo strumento è tornato agli antichi splendori; tutto ciò rende omaggio alle fatiche di quelli che un’opera siffatta hanno voluto fosse tramandata alle generazioni future, conservandola come pagina artistica che, con adeguate iniziative culturali, verrà sempre più apprezzata dalla Comunità.
Possa l’organo così pregiato per il suo valore artistico dare profonda risonanza anche al servizio liturgico, servizio per il quale fu costruito ormai più di 300 anni fa.
di Riccardo Lorenzini
La realizzazione dell’organo di Santa Maria Maggiore a Collescipoli, compresi cassa, cantoria, portelle ecc., è narrata con vivacità e colore in un diario manoscritto conservato nell’Archivio della chiesa e pubblicato da P. Barbieri, G. Di Chiara e A. Morelli[1]. La maggior parte delle notizie storiche inerenti all’organo, da noi riportate, sono attinte da questo diario.
Per la descrizione dello strumento si rinvia alla scheda descrittiva redatta l’11 gennaio 1992 da chi scrive e da Massimo Nigi. Nel testo che segue vengono corretti alcuni rilievi esposti nella scheda che non hanno trovato conferma durante il restauro.
Willem Hermans costruì lo strumento nel 1678 secondo la convenzione, stipulata l’anno precedente, che prevedeva sette registri (cioè Principale e 6 file di Ripieno); uno di tromba, flauto, cornetto, flautino, tamburo, roscignoli e tremolo.
Lo Hermans si appoggiò alla bottega dell’organaro romano Giuseppe Testa che morì il 28 settembre 16772 dopo aver fatto solo "mantici, controbassi et altro"[3]. Secondo il diario lo Hermans proseguì il lavoro da solo e parrebbe essere stato aiutato dal giovane Nicolò Perfetti soltanto durante il montaggio in chiesa.
Ma la scarsa attenzione posta in fase di costruzione nell’ordinamento delle canne all’interno dei singoli registri non sembra da imputare tanto allo stato di salute dell’ormai settantasettenne gesuita -evidentemente poco florido se fu necessario trasportarlo da Roma a Collescipoli in lettiga -quanto al probabile utilizzo di maestranze non del tutto affinate nell’arte quale poteva essere un giovane come il Perfetti.
E infatti il contributo del Perfetti fu assai più cospicuo. Nella faccia inferiore dell’anima del Do 1 del Principale -che è stata smontata come il Re1 e il Mi l per essersi dissaldate alla giunzione corpo-piede - in bella grafia è scritto:
Questo Organo feci
Nicolò Perfetti Orvietano
sotto la diretione del padre
Guglielmo Ermanni della
Compagnia di Giesù
l’anno 1678 di nostra
Salute.
Nel corso dei secoli l’organo è stato oggetto di manutenzione ma anche di revisioni e diminuzioni rilevanti. Cito in particolare l’arretramento della facciata, la "normalizzazione" del Ripieno secondo lo schema italiano, la modifica del Flauto in XII in Flauto in VIII e la scomparsa dei mantici.
Il Restauro
I problemi maggiori da affrontare e risolvere sono nati dal somiere e dal Ripieno.
Somiere
Lo smontaggio del somiere ha rivelato uno stato di conservazione a dir poco drammatico per via del sistema di costruzione che non garantiva la tenuta del vento. Al difetto congenito si sono sommati poi i danni acquisiti per interventi posteriori condotti senza criterio.
Le due sezioni del somiere, tutto di noce, sono realizzate con separatori incastrati e incollati in un telaio rettangolare senza guarnizione di pelle sulle commettiture.
I laschi tra separatori e telaio erano colmati da sverze di noce. I canali sono chiusi inferiormente da coperchi di noce e la tenuta del vento è garantita da uno strato continuo di carta all’interno della segreta dove battono i ventilabri e da uno strato continuo di pergamena all’esterno.
Superiormente ogni canale è chiuso da un listello di noce, di spessore variabile tra 2 e 3 millimetri, in cui sono praticati i fori di alimentazione per le canne. I listelli sono inseriti a pressione tra un separatore e l’altro e incollati senza battuta d’appoggio. In tal modo si realizzava un piano di scorrimento per le stecche dei registri costituito dall’alternanza di un separatore e di un listello, perciò non continuo, ancorché rettificato all’origine della piallatura, ed estremamente instabile di fronte alle variazioni di temperatura e di umidità. Mancava purtroppo una pelle di guarnizione che avrebbe compensato le inevitabili spaccature egli slivellamenti dovuti al ritiro del legname.
I listelli erano in gran parte rotti a causa del ritiro del legno: è immaginabile la quantità di strasuoni e di prestiti di vento presenti.
Già nel 1702 Crisostomo Fontana dovette smontare l’organo per "raggiustare" il bancone "che aveva patito"[4] e probabilmente proprio a lui sono da attribuire le stuccature e gli innesti di noce trovati sui listelli. Ma ciò non deve essere stato sufficiente, visto che la cintura anteriore del somiere era stata forata in 10 canali e che 2 gruppi di 3 canali contigui, per un totale di 6, erano stati ispezionati da sotto scalpellando i coperchi richiusi poi con toppe di pelle.
Prestiti di vento si verificavano anche nella coperta del Flauto e della Decimaquinta i cui rispettivi soprani sono trasportati indietro per far posto al Cornetto. Alcuni trasporti del Flauto comunicavano con quelli della Decimaquinta per mezzo di piccolissimi fori accidentalmente apertisi durante lo scavo e, probabilmente, non veduti.
Ciascuna coperta all’origine era fissata sul somiere da chiodi forgiati, sostituiti in seguito da viti di ferro introdotte tra due coperte contigue sui cui bordi fu realizzato uno scasso per alloggiare le viti stesse. In tal modo una fila di viti fermava due coperte vicine.
La maggior parte delle viti ha attraversato le false stecche rompendole in più pezzi, altre son cadute sui listelli contribuendo alla loro rottura, altre ancora sono finite nei separatori.
In origine l’organo era chiuso da "gelosie"[5] e la facciata, alimentata da canali scavati in 3 trasporti di vento, aveva un profilo trapezoidale con allineamento sui centri delle canne. In epoca imprecisabile le "gelosie" furono sostituite da una tenda, di cui resta solo il subbio 6, per far posto alla quale la facciata fu arretrata riducendo la profondità dei trasporti di legno laterali e facendo nuovo quello centrale.
In tal modo le canne venivano allineate sul loro margine anteriore dando alla facciata un andamento rettilineo. La rimozione di questi trasporti ha riportato alla luce un foro nella coperta del Principale alimentato in maniera continua dalla stecca di questo registro e corrispondente al canale n. 28 che non ha fori per altri registri.
Si è concluso che tale foro non potesse alimentare che un Usignolo, data l’esiguità dello spazio disponibile tra le canne della facciata.
I ventilabri erano guarniti da doppia pelle ed avevano agli attacchi di ferro ossidati al punto di rompersi durante lo smontaggio del somiere.
L’interno del pavimento della segreta, che è di pioppo, era foderato di carta. Le antelle di chiusura della segreta non erano originali come pure la chiusura con naselli di noce.
L’obiettivo primario del restauro è stato quello di garantire la tenuta del vento. A tale scopo il somiere è stato prima pulito e smontato.
I coperchi inferiori dei canali sono stati rimossi, puliti e restaurati con innesti di noce e con integrazioni in Araldit.
I listelli superiori sono stati restaurati con innesti di noce e di Araldit senza essere rimossi dalla loro sede e le commettiture tra separatori e telaio sono state guarnite con pelle d’agnello.
I listelli scollati sono stati puliti, rincollati e riposizionati a pressione. L’inusuale sistema di costruzione del somiere ci ha obbligato ad inventare il tipo di restauro, pur ispirandoci a modelli storici. Non potendosi rettificare il somiere per l’esiguo spessore dei listelli, i fori nella faccia superiore del somiere sonò stati guarniti con crosta spessorata di pelle bovina stesa a ponticello tra due separatori contigui e solo nella zona di scorrimento delle stecche. Le false stecche sono a diretto contatto col legno come in origine. La stessa guarnizione di pelle bovina è stata applicata, foro per foro, anche alla faccia inferiore delle coperte.
L’aumento di spessore è stato compensato con una striscia di cuoio incollata sopra le false stecche.
Le stecche dei registri erano in buone condizioni e il restauro si è limitato alla pulitura e alla chiusura dei fori dei tarli con Araldit.
Le false stecche sono state accuratamente restaurate e integrate con noce e Araldit. Le false stecche erano fissate al somiere con chiodi di ferro recenziori in sostituzione degli originali chiodi di legno che sono stati ripristinati eliminando quelli di ferro.
Anche le comunicazioni tra i trasporti del Flauto e della Decimaquinta sono state chiuse con Araldit. I 10 fori nella cintura anteriore del somiere sono stati chiusi con spine di noce.
I trasporti laterali della facciata sono stati restaurati e reintegrati, quello centrale è stato rifatto nuovo in modo da restituire alla facciata l’andamento originale. Ciò purtroppo impedirà il ripristino della tenda a rullo, ma l’operazione era necessaria per ridare alla facciata il suo giusto vento.
La superficie di battuta dei ventilabri è stata rettificata. Gli attacchi di ferro sono stati sostituiti con nuovi attacchi d’ottone, mentre le molle, d’ottone, sono state pulite e regolate.
Le antelle della segreta sono state rifatte con la battuta solo sui lati corti, come in origine, ripristinando il sistema di chiusura con marlette di legno fulcrate in alto su un chiodo di ferro.
Infine il somiere è stato rimontato con rinnovo di tutte le guarnizioni di pelle, carta e pergamena.
Le coperte sono state fissate al somiere con viti di calibro sottile passanti nei fori dei chiodi originali.
Si è preferito le viti ai chiodi forgiati per poter regolare la tenuta delle coperte in considerazione della presenza della pelle bovina e per poterle sollevare in qualsiasi momento senza dover ricorrere alla schiodatura che è sempre un evento traumatico.
L’esame del somiere ha rivelato errori e ripensamenti durante la costruzione ma anche le modifiche subite nel tempo, acquisendo utili indicazioni per il restauro.
Al momento dello smontaggio il Flauto aveva le prime 5 note in comune con l’Ottava. Le relative canne prendevano il vento da trasporti di legno incollati sulla coperta. Tolti i trasporti si è visto che in origine le prime 5 note avevano fori nella coperta passati a fuoco e quindi canne autonome, segno che il Flauto all’origine non era in comune con l’Ottava. Lo studio delle canne lo ha successivamente confermato.
Il Flautino era solo Basso e quello che sembrava il seguito nei Soprani si è rivelato invece la XXXIII (solo soprana).
Nel canale corrispondente al ventilabro 15, privo dell’attacco per il tirante, era stata erroneamente realizzata durante la costruzione la foratura per tutti i registri. Questa fu subito richiusa sulla coperta con innesti di noce perfettamente combacianti, ma fu lasciata sulle stecche e sui listelli. Anche il canale corrispondente al ventilabro 28 (quello per l’Usignolo) presenta, ma solo sulla coperta, un abbozzo di foratura per la Tromba e un foro trasportato per il Flautino.
La Tromba era stata pensata come registro intero ma fu realizzata come registro diviso in Bassi e Soprani tagliando la stecca e parte delle false stecche. La conferma dell’ipotesi viene dal sistema che unisce le stecche delle due sezioni del somiere: per tutti i registri esse sono solidarizzate da una cambra di ferro numerata e munita di due rostri a sezione quadrata che agganciano le due mezze stecche. I rostri della Tromba Soprani invece sono a sezione circolare.
Crivello
Anche il crivello è in due sezioni. Le sue condizioni di conservazione erano cattive. Una grande spaccatura longitudinale solcava ambedue le tavole a causa del ritiro del legno che non poteva muoversi essendo inchiodato al telaio.
Tutti i fori del Flauto erano stati allargati con rottura di molti istmi tra un foro e l’altro e i primi 5 fori erano stati richiusi in modo incongruo.
Altri allargamenti si trovavano nella zona del Ripieno per via dello spostamento dei ritornelli.
Per arretrare la facciata il crivello era stato smembrato in 4 zone.
Anche un certo numero di fori del Ripieno erano stati allargati per accogliere canne di maggior diametro.
I telai e le tavole sono stati restaurati integrando le diminuzioni con innesti di legno. La riduzione di alcuni fori è stata realizzata con Araldit.
La striscia di carta che copriva i fori della XXXIII è stata rimossa.
Sopra le tavole si sono rinvenute due numerazioni: una alfabetica dello Hermans e una settecentesca a numeri arabi.
Somieri dei Contrabbassi
Sul somiere di sinistra sono collocati i Contrabbassi dispari e le due canne del Tamburo. A destra sono i Contrabbassi pari.
Incollato sul somiere destro, al momento dello smontaggio, si è rinvenuto un trasporto di vento non originale alimentato da due fori originali di cui uno scalpellato per metà circonferenza (la restante metà era svasata a fuoco ) e l’altro scalpellato per intero. Questi fori, alimentati dall’ultimo canale. La presenza di sgorature d’acqua intorno ai due fori e su una piccola mensola di noce inchiodata a filo del somiere, quasi ad aumentarne la superficie d’appoggio, hanno fatto maturare il convincimento che i due fori alimentassero altri due Usignoli.
I somieri si sono ben conservati nonostante la tarlatura. Particolarmente attaccate dai tarli erano le antelle di chiusura che sono state accantonate e rifatte nuove. I naselli di chiusura erano anche qui recenziori e sono stati rimossi per ripristinare le originali marlette. Il pavimento delle due segrete è di castagno. Non esiste valvola di comando dell’alimentazione. Le molle dei ventilabri sono d’ottone. I ventilabri battono su carta che è rimasta quel- la originale.
Il restauro è consistito nel solito trattamento antiparassitario, nella stuccatura dei fori dei tarli, nel rinnovo delle pelli e in tutte le altre operazioni tese a rendere il manufatto alla massima efficienza.
Tastiera
E' originale. Il tasto estremo di destra serve per l’Usignolo del somiere maggiore e quello di sinistra per il Tamburo. Erano tenuti abbassati per mezzo di un nasello fulcrato nel relativo modiglione e in tale disposizione sono stati riattivati.
E' stata pulita, stuccata, restaurata, regolata nei movimenti e lucidata.
Pedaliera
Contrariamente a quanto ci sembrava prima dello smontaggio, la pedaliera è originale. Si è giunti a tale conclusione grazie al minuzioso sistema di tracciature, tipico dello Hermans, al profilo dei modiglioni e al perfetto appiombo della meccanica di riduzione sull’asse longitudinale di ogni tasto.
E' stata smontata, pulita, consolidata, restaurata con integrazione dei pedali consunti e rinnovo delle pelli e dei feltri e rimontata.
Meccanica
La catenacciatura della tastiera è già descritta nella nostra scheda del 1992. Il restauro è consistito in pulitura, stuccatura dei fori dei tarli, disossidazio ne dei catenacci e loro verniciatura a trasparente. La riduzione della pedaliera è fatta da tiranti passanti per i tasti del manuale che uniscono i pedali a 9 squadrette di ferro poste in una rastrelliera sopra alla catenacciatura della tastiera.
Da qui il movimento, con 1’intermezzo di altri tiranti, è rinviato a una serie di squadrette sotto i due banconi dei Contrabbassi e da queste ai catenacci.
I collegamenti trovati erano in filo di ferro, ma la provvidenziale sopravvivenza di un collegamento del Tamburo costituito da una fettuccia di legno con agganci d’ottone alle estremità e guarnita con una striscia di pergamena uguale a quella presente sul Do 1 dei Contrabbassi (ambedue con scritte a penna antiche della stessa mano) ci ha orientato verso la ricostruzione di tutti i collegamenti con fettucce di legno simili.
Contrabbassi
Lo stato di conservazione dei Contrabbassi era pessimo. In epoca imprecisata le bocche erano state abbassate con innesti di noce fissati con gesso, stoffa e colla. Più tardi le canne, le cui tavole si erano scollate, erano state consolidate con chiodi di ferro da carpentiere che avevano rotto gli incastri tra le tavole. Perci6 le canne sono state pulite e smontate.
Gli innesti di legno sulle bocche sono stati tolti recuperando l’altezza di bocca originale. I chiodi da carpentiere sono stati rimossi ma non è stato possibile asportarli tutti completamente.
Gli incastri sono stati restaurati. Le perdite di sostanza lignea maggiori sono state integrate con innesti di castagno e con Araldit quelle minori. Le canne sono state quindi rincollate e guarnite di pergamena sugli incastri e all’estremità superiore per garantire la tenuta degli incollaggi.
La canna mancante del Tamburo è stata ricostruita in legno di gattice.
Canne di metallo
Il Ripieno era costituito da canne in parte originali ma in parte da canne recenziori di epoche diverse e, per giunta, mediocremente costruite.
Tale abbondanza di sostituzioni era dovuta, da un lato, alla necessità di sostituire le canne mangiate dai topi, che a più riprese hanno devastato l’organo, dall’altro all’esigenza di "normalizzare" il Ripieno.
Infatti il riordino della canne originali e, soprattutto, l’analisi dei fori del crivello hanno permesso di risalire alla posizione e alla natura dei ritornelli, trovando conferma nella numerazione più arcaica graffita sul piede della canne.
In sostanza l’organo era nato con un Ripieno ordinato secondo lo schema seguente:
- C c c1 f1 c2 f2
- XV 2' 4'
- XIX 1 1/3' 2 2/3'
- XXII 1' 2'
- XXVI 2/3' 1 13' 2 2/3'
- XXVI-XXIX-XXXIII
- XXIX 1/2' 1' 2'
- XXXIII - - - 1 1/3' - 2'
La situazione del Ripieno al momento dello smontaggio era chiaramente frutto del tentativo di ordinare la Mistura dello Hermans secondo lo schema del Ripieno italiano. Ciò era stato realizzato con l’eliminazione di alcuni ritornelli nelle file più gravi e della mezza fila più acuta del Ripieno. Cionostante le canne della Mistura e del Cornetto sono state costruite senza seguire scrupolosamente la successione dei diametri del diagramma, con inspiegabili allargamenti e improvvisi restringimenti.
Sembra che il costruttore delle canne, sia stato esso il giovane Perfetti, o il vecchio Hermans, o altri, abbia preso lo stesso diametro per una o più canne contigue benché di altezza minore e che, una volta accortosene, sia passato a tagliare le lastre nel giusto rapporto diametro/altezza senza preoccuparsi di eliminare gli errori.
Tutte le canne spurie sono state accantonate e sostituite con canne nuove da noi ricostruite con lastre della stessa lega e secondo il diagramma, lasciando ovviamente invariati gli errori del primitivo artefice.
Le canne originali sono state rimesse in tondo, restaurate e opportunamente allungate.
Al momento dello smontaggio quasi tutte le anime avevano il profilo ammaccato dal pesante passaggio di un ferro servito per la cancellazione dei denti e per allargare la luce. Nel restauro il profilo dell’anima è stato riportato, per quanto possibile, alla forma originale.
Il Flauto in origine era in XII reale da Do 1 ed era stato trasformato in Flauto in VIII mettendo le prime 5 canne in comune con l’Ottava e ricostruendo le canne per i primi 3 cromatici (Si bem. 1, Do#2, Mi bem.2).
Considerando che la numerazione più arcaica dà alla prima canna del Flauto il n. 6 è chiaro che tale intervento è antecedente a quello di "normalizzazione" del Ripieno. Pertanto si è riportato il Flauto all’altezza di 2’2/3 ricostruendo le ultime canne acute mancanti.
Del Principale mancava solo il Do#3 al cui posto era stata messa una canna di zinco. Questa è stata accantonata e sostituita con una nuova rifatta con lastra antica di stagno. Le bocche delle restanti canne della facciata erano attaccate dal cancro dello stagno che ne ha imposto la bonifica e la conseguente riparazione con innesti di stagno vecchio.
Alcune canne della fila in XVII del Cornetto sono state recuperate dal Ripieno e ricollocate al loro posto. Quelle mancanti sono state ricostruite seguendo il diagramma.
Per il riordino delle canne non c’è stato bisogno di allestire il diagramma di costruzione. Durante la pulitura della tavola di riduzione della tastiera, sulla faccia posteriore della tavola stessa, abbiamo scoperto - caso più unico che raro - il diagramma graffiettato dallo stesso Hermans. Purtroppo la parte più acuta riguardante le altezze comprese tra 1/4’e 1/8’è andata perduta quando la tavola è stata utilizzata per la catenacciatura.
La Tromba è in parte frutto del reimpiego di materiale costruito per altri strumenti, di cui uno di 12’o 16’, come testimonia la numerazione di alcuni canaletti e alcune noci. L’aggiunta di piombo fatta alle tube da Do1 a Do2 è una caratteristica dell’organaria fiamminga anche successiva allo Hermans, ma qui sembra che tale allungamento sia dovuto alla necessità di adeguare la lunghezza di queste tube, altrimenti più corte di 1/2 tono, al corista dell’organo.
Pressione del vento. Corista. Temperamento
La pressione del vento è stata stabilita, non arbitrariamente ma analizzando i vari elementi costituenti l’intonazione, in 60 mm di colonna d’acqua. Il corista è di 440 Hz a 28 °C.
Il temperamento trovato era di tipo equabile ma ad un corista più alto. Le indicazioni dal Principale di facciata e da vari altri registri ci hanno spinto verso l’adozione di un temperamento inequabile che presenta le quinte da Fa a Si calanti poco più di 1/4 di comma. Le restanti quinte sono quasi pure. La quinta del lupo è in tal modo eliminata e le note Mi bemolle e La bemolle sono utilizzabili come note enarmoniche.
Note
[1] Tutte le notizie d’archivio sono tratte, quando non diversamente specificato, da: P. Barbieri, G. Di Chiara, A. Morelli: L’organo Hermans di S. Maria Maggiore a Collescipoli (Terni). Il Flauto Dolce, n.12, aprile 1985, p. 22
[2] A. Morelli: I Testa celebri organari romani. Note d’archivio, n. s., 1, 1983, p. 114
[3] P. Barbieri, G. Di Chiara, A. Morelli: ibid
[4] P. Barbieri, G. Di Chiara, A. Morelli: ibid
[5] P. Barbieri, G. Di Chiara, A. Morelli: ibid
[6] È probabile che il subbio sia appartenuto a una tenda/rutto di una seconda sostituzione.