Organo L. Neri 1647 / C. Fontana 1712
Chiesa di S. Nicolò, Collescipoli (TR)








Notizie storiche
L’organo della Chiesa di San Nicolò in Collescipoli pare essere attribuibile a Christofano (Cristofano, Cristoforo) Fontana, organaro proveniente da Roma che verso la fine del XVII secolo si stabilì a Terni.
La sua attività documentata abbraccia un periodo compreso tra il 1693 ed il 1722 (Cfr. RENZO GIORGETTI, Organari di Terni in "Studi e Documentazioni" pagg. 25/26 - Perugia dicembre 1994). "Poiché egli abitò per lungo tempo nella città, insegnando il mestiere a maestranze locali e la sua attività si svolse in Umbria, possiamo a buon diritto considerarlo ternano di adozione. La prima notizia della sua presenza si riferisce ad un restauro alla manticeria dell’organo della cattedrale di S. Firmina ad Amelia nel 1693. Nel 1701 si occupava della manutenzione del suddetto strumento. Dal 1701 al 1713 effettuò una serie di lavori di restauro all’organo della cattedrale di S. Gervasio a Città della Pieve. Nel 1702 restaurò il somiere ed i contrabassi dell’organo Hermans in S. Maria Maggiore a Collescipoli (fu in questa occasione, che probabilmente, ebbe modo di vedere lo strumento ubicato nella Chiesa di S. Nicolò). Nel 1707 si occupava della manutenzione dello strumento della Cattedrale di Gubbio. Dal 1708 al 1721 effettuò vari lavori di restauro e manutenzione all’organo grande e a quello della Cappella dell’Assunta nella cattedrale di S. Firmina ad Amelia. Tra il 1709 ed il 1710 curò la manutenzione dell’organo della cattedrale di S. Lorenzo a Perugia insieme all’allievo Domenico Densi. Dal 1713 al 1717 ebbe l’incarico di mantenere riparati ed efficienti i tre organi della Basilica inferiore di S. Francesco ad Assisi, insieme all’allievo Domenico Densi. Infine dal 1718 al 1719 curò la manutenzione dei due organi della Cattedrale di Orvieto" e dal 1712 al 1722 quella dell’organo di S. Nicolò a Collescipoli.
Lo strumento, unico appartenente quindi al Fontana di cui siamo a conoscenza, è di ottima fattura qualitativa e nel corso dei secoli non ha riportato manomissioni di straordinaria consistenza. La sua origine, documentata dalla ricerca d’archivio che lo scrivente ha effettuato nel dicembre 1996, pare essere del 1712 quando il Fontana fu chiamato dall’Ordinario della Chiesa ".... per il lavoro che deve fare nel organo ....". Molto probabilmente il Fontana operò su materiale strutturale e fonico antecedente al 1712 (ne sono prove alcune parti dello strumento quali i modiglioni della tastiera, alcune canne, rivestimenti etc. attribuibili per fatture e materiali a Luca Neri, attivo a Terni intorno alla metà del XVII secolo per la costruzione dell’organo della Cattedrale di Santa Maria Assunta), raggiungendo comunque un’invidiabile ed elevata qualità di fattura.
Dopo l'importante restauro dell'organo Hermans nel 1995, viene ora offerto alla comunità di Collescipoli l'organo storico dell'antica chiesa di S. Nicolò.
Il restauro di un'opera d'arte rivela sempre delle informazioni importanti di carattere storico, ricavate da documenti d'archivio e dedotte dopo l'analisi delle singole parti prima e durante il restauro. Anche per questa opera nel corso dei secoli si è raggiunta una notevole stratificazione di interventi, più o meno rilevanti e ad opera di diversi organari, con la conseguenza di un sostanziale mutamento della struttura originale dell'organo.
Come nella chiesa Collegiata, dove si ha notizia di un organo presente nel primo Cinquecento (1), la chiesa di S. Nicolò possedeva già un organo in epoca remota. Durante lo smontaggio dello strumento per il restauro si sono trovati alcuni reperti (p.e. copertine di tasti in bosso molto antiche) che lo dimostrano. Dal pavimento della cantoria, di due differenti fatture di legno, si può dedurre che la cassa e la cantoria erano originalmente di dimensioni più piccole. Il nucleo più antico, compresa la cassa, si potrebbe, con una dovuta prudenza, attribuire all'organaro Luca Neri, artefice romano abitante a Leonessa, e attivo nell'Umbria dal 1638 al 1648 circa.
Di questo rinomato Maestro si conoscono alcuni grandiosi strumenti - Perugia, Basilica di S. Domenico 1644, Temi, Cattedrale 1647- con la stupenda e monumentale facciata ancora oggi presente - e quello del 1645 per la chiesa di San Giovanni in Piazza a Temi (non più esistente). La presenza di Neri nel Temano è dunque ampiamente dimostrata. Anche le canne di facciata dell'organo del Monastero di S. Magno di Amelia sono attribuibili allo stesso artefice (2). Estremamente interessante è stato il confronto con alcuni dettagli dell'organo di S. Nicolò con l'organo Luca Neri (1650) dell'Oratorio di S. Antonio a L' Aquila; la tastiera, lo "stigmass" dei tasti, i modiglioni laterali, la facciata e la saldatura delle canne del Principale sono identici (3). Inoltre, sulla canna di facciata Fa1 è incisa la data 1647.
Ricerche d'archivio effettuate da Fabio Ciofini hanno portato a rivelarci il nome dell'organaro che ha rifatto e/o modificato lo strumento nel 1712, Cristoforo Fontana. Romano d'origine, si stabilisce a Terni verso la fine del XVII secolo; i suoi lavori sono documentati ad Amelia (Cattedrale), Assisi (Basilica di S. Francesco), Città della Pieve, Gubbio, Orvieto e Perugia. Nel 1712 riceve un "acconto" di dieci scudi per il lavoro che deve fare nell'organo di S. Nicolò, lavori che ammontano a cinquanta scudi. Fontana ha poi la manutenzione dell'organo fino al 1723. L'archivio fornisce la notizia che nel 1778 Paolo De Santis di Spoleto alza l'organo di tono. De Santis ha anche lavorato nell'organo della Collegiata.
Un intervento impegnativo è quello dell'organaro ternano Alderano Spada; infatti, all'interno della Secreta è presente la scritta. ."Alderano Conte Spada e figli, restaurarono / l'anno del Signore / 1831 ".
Un altro intervento è del 1885, quando il Professore I.mo Antonio Bonati Veneto restaurò lo strumento.
La paternità dello strumento è dunque attribuibile a Cristoforo Fontana ed è l'unico di cui siamo a conoscenza. Il lungo e paziente lavoro di restauro è stato effettuato dall'organaro Pietro Coma, il quale lo ha riportato allo stato del 1712, pur mantenendo il registro della Tromba aggiunto dallo Spada nel 1831(4). Possa anche quest'organo, come quello di S. Maria, così pregiato per il suo valore artistico dare profonda risonanza anche al servizio liturgico, servizio per il quale fu costruito 200 anni fa.
Si ringrazia la Fondazione CARIT, la CEI e tutti coloro che hanno contribuito a questo splendido restauro.
Note
(1) Cfr. Arch. della chiesa della Collegiata: "I/ P. Guglielmo Ermanni Jesuita. da quel gran uomo che era lo fece nuovo". Gli furono consegnate tutte le canne dell'organo vecchio fatto nel 1515.
(2) Gentile comunicazioni di Riccardo Lorenzini, restauratore dello strumento.
(3) Estremamente interessante è anche l'identicità della originale e non usuale registriera dell'organo Hermans a Collescipoli con quella dell'organo aquilano: non pomelli a tiro ma delle manette spostabili orizzontalmente. È azzardato pensare che Hermans abbia utilizzato la registriera di S. Nicolò per l'organo di S. Maria?
(4) Spada ha aggiunto in fondo al somiere un apposito canale con il suo comando; per la costruzione delle canne (che erano state asportate) è stato preso come modello quelle dell'organo Spada della chiesa di S. Giovanni a Sangemini, attualmente in restauro presso l'organaro Angelo Carbonetti, che ringraziamo per averci fornito le necessarie misure e informazioni.
di Wijnand van de Pol
Ispettore Onorario per la tutela degli organi antichi presso la Soprintendenza dell’Umbria
(dal libretto d’inaugurazione, 31 maggio 2002)
Scheda descrittiva del restauro
di Pietro Corna
Autore e data
L’organo della Collegiata di S. Nicolò, a seguito di una ricerca di archivio del 1996 fu attribuito a Cristofano Fontana, organaro proveniente da Roma, che verso la fine del 1600 si stabilì a Terni. La documentazione attesta lavori sull’organo della Collegiata di S. Nicolò a partire dal 1712.
Si tratta perlopiù di fatture di pagamento per lavori effettuati all’organo, che vanno da gennaio 1712 a febbraio 1713 in modo continuativo, poi proseguono in maniera discontinua fino al 1722, ed indicano pagamenti di poco conto per un totale che non supera i 65 scudi. Questa cifra, piuttosto bassa non è sufficiente a giustificare la costruzione di un nuovo organo, inoltre da una attenta lettura si può intuire che l’organaro con tutta probabilità stava lavorando ad un organo già esistente. Ad oggi, questo sarebbe l’unico organo realizzato da Fontana, di lui infatti le fonti ci parlano esclusivamente di lavori di restauro e manutenzione.
Per l’organo della Collegiata di S. Nicolò, la qualità dei manufatti, fin da subito evidente, faceva pensare ad uno strumento realizzato da un grande organaro, così come la coerenza stilistica complessiva del somiere, delle canne di metallo e della tastiera erano senz’altro il frutto di un'unica mano.
Finalmente verso la fine dei lavori di restauro, è stato possibile, almeno in parte, dare una risposta ai tanti quesiti sorti. Sulla nota Fa1 del principale di facciata, è stata rinvenuta la data 1647 incisa sul retro della tuba a circa metà altezza.
Questo importante ritrovamento è servito soprattutto a dirottare l’attenzione e le ricerche, in raffronto agli organari attivi in quel periodo nel centro Italia, ed in particolare nel Ternano. In questo modo si è arrivati alla seguente conclusione: moltissimi elementi costruttivi, la fattura delle canne, la disposizione delle note sul somiere, i modiglioni e le misure dei tasti della tastiera, alcune caratteristiche del somiere, hanno una straordinaria analogia con l’organo costruito da Luca Neri da Leonessa nel 1650, per l’oratorio di S. Antonio da Padova a L’Aquila, di recente restaurato.
Questi elementi ci hanno indotto a pensare che l’organo di S. Nicolò sia stato costruito proprio da questo grande organaro, che, particolare non indifferente, proprio in quegli anni si era stabilito a Terni in seguito alle numerose commesse avute nella zona, ricordiamo fra tutte, quella del monumentale organo per la Cattedrale di Terni che fu realizzato negli anni 1645/46.
Si deve infine segnalare, che l’organo venne restaurato nel 1831 da Alderano Conte Spada e figli e che in tale occasione venne aggiunto il registro della tromba.
Un altro intervento, probabilmente solo di manutenzione venne effettuato nell’anno 1885 da Antonio Bonato Veneto.
L’organo è collocato sopra una balconata, sul portale d’ingresso. La cantoria è in legno, mistilinea, è elemento autonomo applicata alla parete; il prospetto è a tre campi con profilo piatto; arricchita da fregi intagliati e dorati con funzione di ornamento e di sostegno delle canne di facciata.
Un elemento degno di nota, riguarda il vano interno dove è collocato l’organo. Ad una analisi attenta non sfugge che le misure del somiere senza conteggiare la stecca aggiunta per il registro della tromba, rimangono perfettamente entro i limiti del muro perimetrale della chiesa.
Questo fa pensare a un successivo arretramento della cella organaria per far posto al registro dei contrabbassi di cui l’organo seicentesco era sprovvisto.
Questo lavoro potrebbe essere stato effettuato nel 1712 dall’organaro Cristofano Fontana. Così le note di pagamento: "Adì 28 maggio cinque lib. di salami, per quando si mura e si accomodal’organo. S.0,45.
Adì 2 luglio per intiera opera di muratore per fare posto del organo et imbiancare la chiesa dalli scaloni in giù… S. 5,05.
Adì 30 luglio per aver fatto portare da Terni qui li contra bassi per l’organo S.0’10"
La mostra di facciata è costituita da 25 canne allineate e disposte a cuspide su tre campi distinti (9-7-9), la canna maggiore è il Do1 (di 8 piedi), il labbro superiore è a mitria alta e profilata e le bocche allineate.
Tastiera unica, incorporata nella cassa avente 45 tasti, in bosso e quercia tinta (estensione Do1-Do5), frontalini dei tasti con lavorazione a chiocciola, modiglioni laterali finemente intagliati in legno di noce.
Proprio la lavorazione tipicamente seicentesca dei capotasti, e lo stichmaß (misura) dei tasti, fin dall’inizio hanno fatto presupporre una datazione più antica, rispetto quella settecentesca attribuita prima del restauro.
PedalieraPedaliera di 9 tasti, in sesta (Do1-Do2) costantemente unita alla tastiera tramite fettucce di stoffa e, al somiere del registro Contrabbassi 16 tappato, tramite catenacciatura.
Trasmissione al somiere maestro: a leva sospesa, catenacci in ferro battuto ancorati mediante strangoli in ottone su tavola di pioppo. La numerazione è progressiva(+ – 45) scritta a china.
Trasmissione della basseria: attraverso due catenacciature (una è stata ricostruita nel restauro perché mancante), con le medesime caratteristiche di quella per il somiere maestro.
Registri: disposti su due colonne, a destra della tastiera, tiranti a pomello in legno di noce finemente torniti. Le diciture di registro sono di nuova fattura su cartiglio a stampa.
DISPOSIZIONE FONICA | |
---|---|
Tromba 8’ (di nuova costruzione su modello di Alderano Spada) | |
Principale 8' | |
Ottava 4' | |
Quintadecima | Flauto traverso |
Decimanona | Flauto in XII |
Vigesimaseconda | Voce umana sop. |
Vigesimasesta | |
Evigesimanona | |
Tiratutti (dall’ottava) |
Accessori
Tre pomelli posti sotto la facciata a sinistra, azionano rispettivamente:
Tamburo (2 canne) – Passero – Usignolo
Il tamburo è azionabile anche tramite pedale a fianco della pedaliera.
Tutte le ricostruzioni ex novo effettuate durante i restauri, sono state compiute nel rispetto di stratificazioni storiche.
Tutti i registri hanno estensione reale dal Do1 al DO 5 all’infuori del flauto traverso di 4 piedi che è reale dal Si1 (le prime sette note sono in comune con l’ottava), e della voce umana soprani, che parte dal Re3 determinando la spezzatura della tastiera tra il Do# e Re.
Nel restauro sono stati ricostruiti anche gli effetti degli Usignoli che sono posizionati sul tubo portavento vicino al tamburo.
Pressione del vento: 54 mm. in colonna d’acqua.
Corista: La 438 Hz a 16 Gradi centigradi.
Temperamento: Mesotonico modificato.